Prima
dellalba" si intitola un acquerello di Giuseppe De Vincenti, un calabrese che
vive nella nostra cittą. Di quella luminositą velata e diffusa prima del sorgere
dellastro Klee diceva che ci offre pił suggestioni di un giorno pieno di sole, e
provava a farla penetrare nellanima. De Vincenti, si apprende dalla presentazione di
Franco Buncuga per la mostra alla galleria Prospettiva Grafiche, parte da paesaggi reali e
scorci di borghi della propria terra, abbacinati di luce diurna e li sublima fra realtą e
sogno in viraggi notturni. De Vincenti presenta acquerelli ed oli. Mi piace di pił negli
acquerelli, quando la luce si fa fredda, violacea, quasi ipnotica, fluida e magica
relazione tra le forme in una sorta di respiro trattenuto, di incantamento timoroso.
Questo alito struggente, attonito, che insegue unessenza panica,misteriosa e oscura,
di perfetta atemporalitą dentro il paesaggio (come quando "il silenzio illumina la
notte") negli oli perde la tensione emotiva di trasognata riflessione: la saldezza
strutturale regge una pił convenzionale e dolciastra "reverie" tra arcadico e
pittoresco. Gli acquerelli negli esiti migliori hanno un ritmo sobrio, severo ed
essenziale di riecheggiamento, fatto di pause, di assenze, di remote impressioni visive e
sonore (nellimmobilitą, nel silenzio) delineandosi in quel chiarore lunare terso,
primitivo,un poco pauroso davanti a quella
malinconica vastitą smorzata nellombra morbida e diffusa. Dipinge il suo piccolo
breviario di contemplazione, in una romantica ricerca dellarmonia col mondo.
'Incanti notturni - Giornale di Brescia 14/5/1992
In San Filippo e
Giacomo espone Giuseppe De Vincenti: lavora sul paesaggio come spazio
denso, stratificato, di indagine della luce ancorata ai luoghi, entro una
costruzione sintetica, ove cerca di rapprendere, come un fremito
solidificato, una rievocazione attonita, abbacinata. Č evidente la lezione
del realismo lucido e incantato del gruppo di Scicli attorno a Piero
Guccione. Cerca l'evidenza della forma-struttura sospesa fuori dal tempo,
dagli eventi. Casolari, colline, campi, marine, filari di pali della luce
del nostro Sud: la costruzione energica dello spazio quotidiano,
austeramente compositiva, tra stratificazioni orizzontali (cielo, terra,
mare), e incontri di spigoli, ma dentro la sospensione magica del tempo. Il
paesaggio riletto in chiave formale, strutturale, ma in un taglio
fotocinematografico dell'occhio tutto legato a una percezione «in transito»
e sensoriale, fin nell'uso di pił tecniche (acquerello, olio, pastello), tra
messa a fuoco nitida, assoluta, e sfocamento nell'emozione, nel ricordo che
si sgrana. L'aspetto pił interessante di De Vincenti, pur ancora un po'
troppo compģto, č proprio nei «fotogrammi» da film di viaggio, ma sospesi in
abbaglio struggente. I cataloghi di Donati e De Vincenti sono editi da un
nuovo editore locale, Shin di Massimo Tantardini.
Giornale di Brescia 06/01/2003
Pittura & Pittura - Palazzo Loggia, Brescia 13/02/2008
Di Agostino Perrini si è appena scritto: espone lavori dedicati al padre Matteo ai Monaci sotto le Stelle. Altri suoi lavori sono visibili in Loggia, 1egati all'idea di mappa e di isola sospesa, affiancati a quelli di Giuseppe De Vincenti, invitati entrambi dall'associazione Polymathes presieduta da Franco Falsetti. E' giusto allora focalizzarci qui su De Vincenti originario della Calabrese Acri da molti anni a Brescia. Della sua Calabria ha fatto la terra sognata della pittura. che sempre si misura col taglio fotografico e filmico, e ora direttamente trapassa nell'elaborazione elettronica. L'idea è quella dello sguardo meccanico che filtra e della pittura che dà la temperatura della visione, che vorrebbe misteriosa e serena. De Vincenti (che ripensa il realismo lucido e incantato del gruppo di Scicli di Guccione e "l'ora dell'arresto degli orologi" nei dipinti dl Hopper), cerca una chiarezza di luce, minacciata da un sospetto di. rottura, dallo sfaldarsi dell'armonia, in una sfocatura o sfiancatura in un pulviscolo morbido e denso di azzurri, gialli-ocra, rosa; la perdita e la nostalgia della trasparenza.
Racconta di alberi isolati, di campi tra muretti a secco, di case di tufo, di fatiscenti ville con giardini, di nastri d'asfalto, di pali della luce, di profili di colli e spiagge marine. Un mondo che pare solido e limpido e invece si corrompe, si sfalda in calure afose o in brividi lunari. In questi paesaggi la linea dell'orizzonte è segno carico di metafore e lirismo, ora reso più astratto nella elaborazione elettronica, in cui cerca saturazioni ed emulsioni cromatiche più fredde e irrealistiche, ta1ora più buie, a marcare sempre più la distanza, il trasformarsi delle memorie di paesaggio in icone di paesaggio.
GIUSEPPE DE VINCENTI, Salone Vanvitelliano, Loggia, al 29/2/08. |